Data
la
ricorrenza
della
rappresaglia
sulle
malghe
Lanza,
Straniger
Alm,
Cordin,
Promosio
nei
giorni
dal
19
al
21
luglio
1944
con
conseguente
strascico
di
vittime
nella
valle
del
But
il
giorno
22,
sarebbe
stata
opportuna
una
degna
rievocazione
di
contenuto
storico,
soprattutto
per
rendere
onore
alle
49
vittime
civili
innocenti
che
costituirono
il
prezzo
della
ritorsione
tedesca
motivata
dalle
razzie
di
bestiame,
uccisione
di
pastori,
eccetera,
nelle
malghe
austriache
ad
opera
dei
partigiani
cui
si
aggiunge,
sempre
da
lato
partigiano,
l'imboscata
contro
una
colonna
tedesca
lungo
la
valle
del
But,
dal
15
luglio.
Essendo
però
emersi
in
questi
ultimi
anni
elementi
del
tutto
nuovi,
che
sottrarrebbero
una
parte
dell'azione
a
responsabilità
tedesca
(perlomeno
gli
indizi
sono
tali),
un
ritorno
sull'argomento
da
parte
del
sottoscritto
viene
rinviato
in
attesa
di
raggiungere
un
chiaro
riassetto
dei
fatti,
evidenziando
nuove
responsabilità
o
diversamente
riconfermando
quanto
già
affermato
con
precedenti
articoli
diffusi
da
questo
quotidiano
a
mia
firma.
In
realtà
un
primo
allarme
su
tale
vicenda
venne
dall'omelia
pronunciata
dal
parroco
celebrante
in
occasione
alla
commemorazione
delle
vittime
di
malga
Lanza
e
Cordin,
presso
la
maina
sotto
malga
Meledes
dove
una
lapide
ricorda
i
sei
pastori
assassinati
nelle
malghe
citate.
Il
16
luglio
1994,
in
occasione
del
50.
anniversario
della
strage,
il
parroco
officiante
pronunciò
una
frase
molto
significativa,
contenuta
nell'omelia
di
cui
posseggo
il
testo
rilasciatomi
dal
medesimo,
intesa
ad
incoraggiare
la
ricerca
della
verità
mettendo
in
dubbio
le
parolefuria
tedesca
scolpite
nella
lapide.
Riguardo
le
sei
vittime
delle
malghe
Lanza
e
Cordin,
lafuria
-
ben
s'intende
omicida
-
non
sarebbe
quindi
stata
tedesca,
dubbio
che
riaffiora
in
una
pubblicazione
di
cui
è
autore
Nazario
Screm,
edita
a
Paularo
nel
1993.
L'autore
infatti
afferma:
«...Quanto
è
accaduto
nella
malga
di
"Lanza"
e
"Cordin"
il
17
e
18
luglio
1944
e
che
l'epigrafe
ha
voluto
sintetizzare
nelle
parole
«furia
tedesca
sparse
il
sangue
innocente
di...»
ma
la
"realtà",
quella
"vera",
è
questa?
Oppure
è
stata
sepolta
nella
tomba
assieme
alle
vittime?».
Su
quanto
pronunciato
dal
parroco,
in
quel
lontano
luglio
1994,
mi
ero
soffermato
a
suo
tempo
ma,
ritenendo
fondate
le
mie
ricerche
condotte
con
l'appoggio
di
fonti
tedesche
-
il
che
non
fu
poco
-
ritenni
di
far
conoscere
i
risultati
mediante
due
ampie
puntate
su
questo
quotidiano
nel
luglio
1997.
L'azione
di
rappresaglia
venne
infatti
eseguita,
su
disposizione
dei
vertici
(Supremo
commissario
dell'Adriatisches
Kstenland,Globocnik),
da
controbande
formate
da
elementi
della
divisione
Brandenburg
(autorizzata
da
Hitler
ad
indossare,
se
necessario,
le
uniformi
del
nemico
sia
pure
in
violazione
delle
norme
internazionali)
eWaffen
Ss.
Gebirgs
Division
Karstjäger
nonché
da
unoZug
Sonder
Dienst
formato
da
Volksdeutsche
dell'Est.
Sostanzialmente
la
fase
esecutiva
da
me
accertata
e
le
effettive
forze
impegnate
in
veste
da
contro
bande
non
cambia,
salvo
le
uccisioni
dei
pastori
a
malga
Lanza
e
quanto
vi
seguì
e
fors'anche
quelle
dei
quattro
di
malga
Cordin,
in
relazione
ai
sospetti
sollevati,
non
senza
rilevare
che
tali
stragi
sarebbero
avvenute
il
17-18
luglio
mentre
l'azione
da
me
ricostruita
fu
consumata
dal
19
al
21
luglio
(rappresaglia
sulle
malghe)
e
si
estese
il
giorno
22
nella
valle
del
But.
La
strage
del
luglio
1944
si
spaccherebbe,
quindi,
sorprendentemente
in
due
azioni
quasi
coincidenti
ma
di
natura
contrapposta:
l'una,
la
ritorsione
tedesca
con
16
vittime
tra
Straniger
e
Promosio
e
27
a
fondovalle,
l'altra
ipoteticamente
non
tedesca
con
sei
vittime
tra
Lanza
e
Cordin.
Recenti
riflessioni,
sempre
motivato
dall'impegno
di
far
luce
su
vicende
adombrate,
mi
hanno
indetto
a
ritornare
sui
fatti
anche
perché,
secondo
il
principio
del
revisionismo,
la
storia
può
subire
delle
integrazioni
sulla
base
di
nuove
e
certe
acquisizioni.
Ne
sono
stato
motivato
da
un'informazione
comunicatami
personalmente
da
un
cittadino
della
Carnia,
di
cui
per
ora
tralascio
d'indicare
il
nome,
il
quale,
dedito
ad
attività
di
ricerca,
ha
ritenuto
d'indagare.
Tale
informazione
ha
ridestato
in
me
una
serie
di
altri
fatti,
tali
da
poter
avallare,
sia
pure
con
riserva,
un
aggancio
con
i
sospetti
sollevati
soprattutto
riguardo
le
due
uccisioni
di
malga
Lanza,
con
probabile
coinvolgimento
anche
delle
quattro
di
malga
Cordin.
Sulle
montagne
di
confine
alle
quali
si
sale
da
Paularo
e
da
Pontebba
e
ovviamente
dalla
valle
del
Gail
(Austria),
dominate
dalle
vette
del
Zermula,
Creta
di
Lanza,
Cordin,
Lodin,
Weidegger,
tutte
cime
sui
duemila
e
oltre,
e
nelle
cui
valli
stanno
vecchie
malghe,
si
sviluppò
nell'estate
1944,
sia
su
territorio
italiano
che
austriaco,
un'oscura
attività
ad
opera
di
nuclei
armati
non
ben
definibili
di
cui
giunse
segnalazione
ai
comandi
tedeschi.
Pattuglie
di
Karstjäger
attuarono,
in
uniforme
regolare,
perlustrazioni
ricognitive.
Eravamo
in
epoca
partigiana
e
di
tale
attività
è
stata
cancellata
la
memoria
a
causa
di
certe
omertà
dettate
a
lungo
dalla
paura
ma
anche
dallo
scorrere
del
tempo,
dal
decesso
di
possibili
testimoni,
uno
dei
quali
venne
citato
dal
parroco
nell'omelia
del
16
luglio
1994.
Costui
però
è
per
l'appunto
deceduto.
È
mia
persuasione
che
in
certi
archivi
pseudo-storici,
dove
si
conservano
solo
possibili
documenti
che
svicolano
dai
punti
dolenti,
non
vi
sia
nulla
da
scoprire
riguardo
l'oscura
attività
sviluppatasi
sulle
montagne
in
questione.
In
definitiva
nella
rappresaglia
punitiva
tedesca
abbattutasi
nel
caldo
luglio
1944
sulle
malghe
al
confine
orientale
con
l'Austria,
allora
Terzo
Reich,
e
a
fondovalle,
è
venuto
ad
inserirsi
un
giallo
che
finora,
stanti
i
tipici
silenzi
e
la
riottesità
ambientale,
è
rimasto
inesploso.
Sussistono
al
riguardo
indizi
notevoli
suffragati
da
deduzioni
che
lo
storico
trae
e
che
meritano
un
approfondimento.
Sorgono,
infatti,
delle
istintive
domande:
cosa
sapevano
quei
testimoni,
a
quanto
risulta
due,
che
si
sono
portati
il
segreto
nella
tomba?
Avevano
visto
quanto
accadde
a
malga
Lanza,
e
cioè
l'uccisione
dei
due
pastori,
padre
e
figlio,
e
disponevano
probabilmente
di
elementi
in
riferimento
ai
responsabili
della
strage
e
malga
Cordin,
dove
furono
rinvenute
altre
quattro
vittime
causate
da
colpi
d'arma.
Per
quali
timori
hanno
taciuto
la
verità
per
il
resto
dell'esistenza?
E
ancora:
chi
erano
gli
uccisori
(o
l'uccisore
stando
a
una
certa
versione
riguardo
malga
Lanza)
per
imporre
una
simile
omertà?
Una
conferma
a
queste
mie
anticipazioni,
intese
per
ora
in
senso
ipotetico,
sebbene
sostenute
da
attendibili
elementi,
sarà
possibile
sulla
base
dei
risultati
che
potranno
essere
raggiunti
dalla
ricerca
storica.