Lunedi, 4 Settembre 2006

CARNIA 1944 Il giallo delle malghe

Nuovi elementi sulle vittime delle rappresaglie attribuite alle truppe tedesche, ma servono ricerche

Data la ricorrenza della rappresaglia sulle malghe Lanza, Straniger Alm, Cordin, Promosio nei giorni dal 19 al 21 luglio 1944 con conseguente strascico di vittime nella valle del But il giorno 22, sarebbe stata opportuna una degna rievocazione di contenuto storico, soprattutto per rendere onore alle 49 vittime civili innocenti che costituirono il prezzo della ritorsione tedesca motivata dalle razzie di bestiame, uccisione di pastori, eccetera, nelle malghe austriache ad opera dei partigiani cui si aggiunge, sempre da lato partigiano, l'imboscata contro una colonna tedesca lungo la valle del But, dal 15 luglio.

Essendo però emersi in questi ultimi anni elementi del tutto nuovi, che sottrarrebbero una parte dell'azione a responsabilità tedesca (perlomeno gli indizi sono tali), un ritorno sull'argomento da parte del sottoscritto viene rinviato in attesa di raggiungere un chiaro riassetto dei fatti, evidenziando nuove responsabilità o diversamente riconfermando quanto già affermato con precedenti articoli diffusi da questo quotidiano a mia firma.

In realtà un primo allarme su tale vicenda venne dall'omelia pronunciata dal parroco celebrante in occasione alla commemorazione delle vittime di malga Lanza e Cordin, presso la maina sotto malga Meledes dove una lapide ricorda i sei pastori assassinati nelle malghe citate. Il 16 luglio 1994, in occasione del 50. anniversario della strage, il parroco officiante pronunciò una frase molto significativa, contenuta nell'omelia di cui posseggo il testo rilasciatomi dal medesimo, intesa ad incoraggiare la ricerca della verità mettendo in dubbio le parolefuria tedesca scolpite nella lapide.

Riguardo le sei vittime delle malghe Lanza e Cordin, lafuria - ben s'intende omicida - non sarebbe quindi stata tedesca, dubbio che riaffiora in una pubblicazione di cui è autore Nazario Screm, edita a Paularo nel 1993. L'autore infatti afferma: «...Quanto è accaduto nella malga di "Lanza" e "Cordin" il 17 e 18 luglio 1944 e che l'epigrafe ha voluto sintetizzare nelle parole «furia tedesca sparse il sangue innocente di...» ma la "realtà", quella "vera", è questa? Oppure è stata sepolta nella tomba assieme alle vittime?».

Su quanto pronunciato dal parroco, in quel lontano luglio 1994, mi ero soffermato a suo tempo ma, ritenendo fondate le mie ricerche condotte con l'appoggio di fonti tedesche - il che non fu poco - ritenni di far conoscere i risultati mediante due ampie puntate su questo quotidiano nel luglio 1997. L'azione di rappresaglia venne infatti eseguita, su disposizione dei vertici (Supremo commissario dell'Adriatisches Kstenland,Globocnik), da controbande formate da elementi della divisione Brandenburg (autorizzata da Hitler ad indossare, se necessario, le uniformi del nemico sia pure in violazione delle norme internazionali) eWaffen Ss. Gebirgs Division Karstjäger nonché da unoZug Sonder Dienst formato da Volksdeutsche dell'Est. Sostanzialmente la fase esecutiva da me accertata e le effettive forze impegnate in veste da contro bande non cambia, salvo le uccisioni dei pastori a malga Lanza e quanto vi seguì e fors'anche quelle dei quattro di malga Cordin, in relazione ai sospetti sollevati, non senza rilevare che tali stragi sarebbero avvenute il 17-18 luglio mentre l'azione da me ricostruita fu consumata dal 19 al 21 luglio (rappresaglia sulle malghe) e si estese il giorno 22 nella valle del But.

La strage del luglio 1944 si spaccherebbe, quindi, sorprendentemente in due azioni quasi coincidenti ma di natura contrapposta: l'una, la ritorsione tedesca con 16 vittime tra Straniger e Promosio e 27 a fondovalle, l'altra ipoteticamente non tedesca con sei vittime tra Lanza e Cordin.

Recenti riflessioni, sempre motivato dall'impegno di far luce su vicende adombrate, mi hanno indetto a ritornare sui fatti anche perché, secondo il principio del revisionismo, la storia può subire delle integrazioni sulla base di nuove e certe acquisizioni. Ne sono stato motivato da un'informazione comunicatami personalmente da un cittadino della Carnia, di cui per ora tralascio d'indicare il nome, il quale, dedito ad attività di ricerca, ha ritenuto d'indagare. Tale informazione ha ridestato in me una serie di altri fatti, tali da poter avallare, sia pure con riserva, un aggancio con i sospetti sollevati soprattutto riguardo le due uccisioni di malga Lanza, con probabile coinvolgimento anche delle quattro di malga Cordin.

Sulle montagne di confine alle quali si sale da Paularo e da Pontebba e ovviamente dalla valle del Gail (Austria), dominate dalle vette del Zermula, Creta di Lanza, Cordin, Lodin, Weidegger, tutte cime sui duemila e oltre, e nelle cui valli stanno vecchie malghe, si sviluppò nell'estate 1944, sia su territorio italiano che austriaco, un'oscura attività ad opera di nuclei armati non ben definibili di cui giunse segnalazione ai comandi tedeschi. Pattuglie di Karstjäger attuarono, in uniforme regolare, perlustrazioni ricognitive. Eravamo in epoca partigiana e di tale attività è stata cancellata la memoria a causa di certe omertà dettate a lungo dalla paura ma anche dallo scorrere del tempo, dal decesso di possibili testimoni, uno dei quali venne citato dal parroco nell'omelia del 16 luglio 1994. Costui però è per l'appunto deceduto.

È mia persuasione che in certi archivi pseudo-storici, dove si conservano solo possibili documenti che svicolano dai punti dolenti, non vi sia nulla da scoprire riguardo l'oscura attività sviluppatasi sulle montagne in questione.

In definitiva nella rappresaglia punitiva tedesca abbattutasi nel caldo luglio 1944 sulle malghe al confine orientale con l'Austria, allora Terzo Reich, e a fondovalle, è venuto ad inserirsi un giallo che finora, stanti i tipici silenzi e la riottesità ambientale, è rimasto inesploso. Sussistono al riguardo indizi notevoli suffragati da deduzioni che lo storico trae e che meritano un approfondimento. Sorgono, infatti, delle istintive domande: cosa sapevano quei testimoni, a quanto risulta due, che si sono portati il segreto nella tomba? Avevano visto quanto accadde a malga Lanza, e cioè l'uccisione dei due pastori, padre e figlio, e disponevano probabilmente di elementi in riferimento ai responsabili della strage e malga Cordin, dove furono rinvenute altre quattro vittime causate da colpi d'arma. Per quali timori hanno taciuto la verità per il resto dell'esistenza? E ancora: chi erano gli uccisori (o l'uccisore stando a una certa versione riguardo malga Lanza) per imporre una simile omertà?

Una conferma a queste mie anticipazioni, intese per ora in senso ipotetico, sebbene sostenute da attendibili elementi, sarà possibile sulla base dei risultati che potranno essere raggiunti dalla ricerca storica.

 

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