Sabato, 30 Ottobre 2004

Rubati Quadri e arredi da Palazzo VALESIO

Il furto, forse su commissione scoperto ieri mattina

Il muro di cinta merlato lo fa apparire severo e inviolabile. Una sicurezza quasi spavalda. Ma la suggestione non è pari alla realtà. Privo di sistemi di sicurezza, è stato violato con facilità disarmante. E' il Palazzo Valesio-Calice a Paularo, dimora dell'omonima famiglia di nobili tolmezzini e baroni della Serenissima. 

Quindici tele e sei arredi del Cinquecento e Seicento, del valore notevole anche se ancora da stimare, nella notte tra martedì e mercoledì hanno preso la strada del mercato clandestino delle opere d'arte.

Un sommerso di collezionisti e faccendieri che spesso contano sulla complicità di antiquari Compiacenti. In Italia è all'estero, come dimostrato anche dalle più recenti indagini.

È una bellezza selvaggia quella della Valle d'Incarojo, in particolare, della frazione di Villafuori. Un fascino che venne esaltato anche da Carducci in una .lettera del 1885 indirizzata alla moglie. Su un'altura si erge il Palazzo Valesio-Calice. Lo si raggiunge attraverso una scalinata, detta Chiamburian. 

Derivato da una fortificazione medievale, è chiuso da un muro di cinta e da un pesante cancello. Non molto, dopotutto, per i ladri specializzati in opere d'arte generalmente abituati a ingannare sofisticati sistemi d'allarme. Che infatti, lo forzano con facilità. Così come avviene per il portone d'ingresso al palazzo. E in legno e a difenderlo, così come per le vetrate, non vi sono sistemi anti intrusione.

I ladri raggiungono facilmente il secondo piano dove si appropriano di 15 tele, Raffigurano gli antenati del barone Raimondo Valesio Calice, 82 anni, stimato collezionista d'arte nonché autore della guida "Sot il Semio, a l'ombre dai povui di Paular". Nel mirino dei ladri anche gli arredi del Cinquecento e del Seicento, noti tra gli appassionati d'antichità per èssere pressoché intatti nel loro splendore. 

Manca un comò, una credenza e quattro consolle a muro. Ma l'inventario è approssimativo. Spetterà al barone, questa mattina, al suo arrivo da Milano dove risiede, verificare le opere mancanti e quantificare il danno subito. Ma, anche, comprendere quale logica abbia mosso i ladri e di conseguenza intuire i possibili destinatari o, quantomeno, l'ambito dei ricettatori da scandagliare. E' la sfida più ardua che attende i carabinieri della compagnia di Tolmezzo che, sotto il comando del tenente Capuano, hanno avviato le prime indagini dopo la segnalazione rimbalzata dai colleghi della stazione di Paularo, allertati dall'addetta alla manutenzione del giardino cha abbraccia il Palazzo. 

E' proprio all'interno del Palazzo, tra gli affreschi settecenteschi, i preziosi arredi e l'antico corpo di guardia, i carabinieri della scientifica hanno scovato alcune impronte digitali che potrebbero rivelarsi utili nella ricerca di chi, martedì notte, ha sottratto un altro frammento della storia e della cultura friulana.

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