Il muro di cinta merlato lo fa apparire severo e inviolabile. Una sicurezza quasi spavalda. Ma la suggestione non è
pari alla realtà. Privo di sistemi di sicurezza, è stato violato con facilità disarmante. E' il Palazzo Valesio-Calice a Paularo, dimora dell'omonima famiglia di nobili tolmezzini e baroni della Serenissima.
Quindici tele e sei arredi del Cinquecento e Seicento, del valore notevole anche se ancora da stimare, nella notte
tra martedì e mercoledì hanno preso la strada del mercato clandestino delle opere d'arte.
Un sommerso di collezionisti e faccendieri che spesso contano sulla complicità di antiquari Compiacenti. In Italia è
all'estero, come dimostrato anche dalle più recenti indagini.
È una bellezza selvaggia quella della Valle d'Incarojo, in particolare, della frazione di
Villafuori. Un fascino che
venne esaltato anche da Carducci in una .lettera del 1885 indirizzata alla moglie. Su un'altura si erge il Palazzo
Valesio-Calice. Lo si raggiunge attraverso una scalinata, detta Chiamburian.
Derivato da una fortificazione medievale,
è chiuso da un
muro
di cinta e da un pesante cancello.
Non molto, dopotutto, per i ladri specializzati in opere d'arte
generalmente abituati a ingannare sofisticati sistemi d'allarme.
Che
infatti, lo forzano con facilità. Così come avviene per il
portone d'ingresso al palazzo. E in legno e a difenderlo, così come per le vetrate, non vi sono sistemi
anti
intrusione.
I ladri raggiungono facilmente il secondo piano dove si
appropriano
di
15 tele, Raffigurano gli antenati del barone
Raimondo Valesio Calice, 82 anni, stimato collezionista d'arte nonché autore della guida "Sot il Semio, a l'ombre
dai povui di Paular". Nel mirino dei ladri anche gli arredi del Cinquecento e del Seicento, noti tra gli appassionati
d'antichità per èssere pressoché intatti nel loro splendore.
Manca un comò, una credenza e quattro consolle a muro.
Ma l'inventario è approssimativo. Spetterà al barone, questa mattina, al suo arrivo da Milano dove risiede, verificare
le opere mancanti e quantificare il danno subito. Ma, anche, comprendere quale logica abbia mosso i ladri e di
conseguenza intuire i possibili destinatari o, quantomeno, l'ambito dei ricettatori
da
scandagliare.
E'
la
sfida
più
ardua
che
attende
i
carabinieri
della
compagnia
di
Tolmezzo
che,
sotto
il
comando
del
tenente
Capuano,
hanno
avviato
le
prime
indagini
dopo
la
segnalazione
rimbalzata
dai
colleghi
della
stazione
di
Paularo,
allertati
dall'addetta
alla
manutenzione
del
giardino
cha
abbraccia
il
Palazzo.
E'
proprio
all'interno
del
Palazzo,
tra
gli
affreschi
settecenteschi,
i
preziosi
arredi
e
l'antico
corpo
di
guardia,
i
carabinieri
della
scientifica
hanno
scovato
alcune
impronte
digitali
che
potrebbero
rivelarsi
utili
nella
ricerca
di
chi,
martedì
notte,
ha
sottratto
un
altro
frammento
della
storia
e
della
cultura
friulana.
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