Delimitato nella sua parte superiore ed inferiore dai monti, dalla cima del monte Sernio a sud al Pecol di Chiaula a nord, e dal Cason di Lanza ad est al monte Tersadia ad ovest, Paularo è una piacevole località di villeggiatura, non frequentemente ricordata nelle guide, ma che fu, da sempre, una delle mete preferite dai turisti. Vi soggiornò anche Giosuè Carducci che fu colpito da! fascino della Val d'Incarojo, di cui Paularo e le sue numerose frazioni (Casaso, Castoia, Chiaulis, Cogliat, Dierico, Lambrugno, Misincinis, Ravinis, Rio, Salino, Tavella, Trelli, Villamezzo, Villafuori) sono parte.
Il poeta non mancò infatti di esaltare la selvaggia bellezza dei luoghi in una lettera del 7 agosto 1885 indirizzata alla moglie. Un altro ospite illustre fu Caterina Percolo che ricorda con entusiasmo la cascata di Salino e la definisce, nei suoi racconti, "una delle meraviglie della Carnia".
Difficile è ripercorrere a ritroso la storia di Paularo che è tramandata da una limitata documentazione scritta, in gran parte distrutta dagli eventi che variamente colpirono la cittadina (ricordiamo l'incendio del 24 dicembre 1709 che distrusse l'archivio » dell'allora Comune di Villamezzo) ed è accompagnata da poche indagini e studi archeologici.
Il territorio di Paularo sembrerebbe essere stato da sempre una zona di transito e conserva tracce dell’uomo fin dai tempi più remoti. Sono stati infatti rinvenuti oggetti in selce, risalenti al Paleolitico Medio (oltre 40.000.000 anni fa), nel corso della sistemazione di una strada in una zona compresa tra la località Cason di Lanza e Valdolce ed altri strumenti dello stesso tipo, riferibili invece al Mesolitico recente (5.500 - 4.500 a.C. circa), nel territorio di Casera Valbertad, a circa 1600 metri di quota, nei pressi del Passo di Cason di Lanza
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Sono tuttavia gli scavi effettuati nella frazione Misincinis, tra la fine del 1995 e il 1999, ad avere portato alla luce un numero significativo di materiali preromani, databili tra la fine VIII e I secolo a. C. (preziose informazioni sull'argomento si trovano nei saggi della Dott.ssa Serena Vitri) e rinvenuti nelle 145 sepolture di una necropoli ad incinerazione.
Alcuni di questi manufatti risalgono al periodo La Tène (III-I secolo a. C.) e testimoniano la presenza di popolazioni celtiche transalpine cui la tradizione fa risalire numerose credenze ed usi locali, quali il lancio delle pirules, rotelle di legno infuocate che vengono lanciate da un'altura e accompagnate da una dedica alle giovani coppie. Non ci è dato sapere se la cultura celtica abbia realmente lasciato un'impronta
significativa sul territorio di Paularo, quella che è abbastanza certa è invece la presenza romana.
Oltre a vari oggetti di cui conosciamo l'esistenza solo attraverso le testimonianze indirette, per gli amanti di questo periodo storico, meritano di essere ricordate alcune testimonianze della tarda romanità, quali
la tomba situata nella frazione di Misincinis e i resti di una strada ancora ben lastricata e di un fortilizio nella località Chiastilirs, ad est di Paularo, nelle vicinanze della frazione di Dierico.
Ci sono giunte solo sparse testimonianze di primi nuclei abitati anche per i secoli successivi e Paularo non sembrerebbe avere subito grandi vicende storiche nel Medioevo, ad eccezione forse di una storia locale dal sapore leggendario che attribuisce ad una grotta, situata nelle vicinanze della località Cason di Lanza, il simbolico nome di Grotta di Attila. La leggenda vuole che una regina si fosse rifugiata, assieme al suo popolo, nella grotta per sfuggire al grande condottiero unno. La grotta è situata sul sentiero, facilmente accessibile, che dalla località Cason di Lanza porta nella zona confinante della vicina Austria, dove si svolge, in Agosto, presso la malga della prima cittadina oltreconfine, Rattendorf, una tradizionale festa che coinvolge gli abitanti di entrambi i paesi.
Un importante evento da ricordare alle soglie del Medioevo è la famosa battaglia contro i Turchi, sconfitti nel 1478 sui Piani di Lanza.
La prosperità della vallata è legata al dominio della Repubblica Veneta, a partire dall’inizio del XV secolo, quando la serenissima vide nei boschi una fonte di ricchezza per il suo arsenale.
Un’interessante testimonianza di questa presenza è conservata su una pietra che riporta impresso il Leone di San Marco e lo stemma del ducato di Carinzia, la pietra, datata 1777, è posta a fianco della malga Valbertad Bassa ed è conosciuta localmente come cippo di Maria Teresa.
E fu alla Repubblica Veneta che appartenne la famiglia Calice, di cui si possono ancora oggi ammirare gli splendidi edifici in stile
veneziano, come il palazzo Valesio-Calice situato nella frazione di Villamezzo e cui si giunge attraverso una bellissima scalinata, denominata “Chianburian”, o lungo una strada che ci permette di vedere la cappella dei SS. Fabiano e Sebastiano, risalente al 1688, e poi di visitare la settecentesca casa Scala ora adibita a museo privato di strumenti musicali
e simbolicamente chiamata Mozartina.
Il periodo fu fiorente anche nel Settecento quando, a dare lustro a Paularo, contribuì l’attività di Jacopo Linussio, grande imprenditore dell’industria tessile. La dominazione franco-austriaca coincise successivamente con un periodo di grande precarietà per Paularo, e poco rimane dello splendore che questo periodo aveva significato per questi territori.
Gli eventi successivi furono quelli comuni alle altre zone della Carnia, con l’annessione al regno d’Italia nel 1866.
Oggi Paularo, dopo un lungo periodo caratterizzato da grandi emigrazioni, cerca di ritornare ai lustri del passato, valorizzando soprattutto la sua storia, le sue radicate tradizioni popolari e le sue forti peculiarità locali.
Lo sapevate che:
La Battaglia dei Piani di Lanza.
Il fatto storico:
La battaglia di Pian di Lanza è accaduto il 30 Agosto del 1478. Nel valico attraversato dai sentieri che dalla zona di Pontebba conducono verso la Val d'Incarojo e la Carnia, si scontrarono, da una parte, seimila Turchi guidati da Scander Pascià, e, dall'altra, tremila armati, truppe della Serenissima affiancate da Cemidi (milizie popolari). Dopo una battaglia durissima e sanguinosa, vinsero i veneto-carnici, così la Carnia si salvò dalle temutissime scorrerie delle orde turche.
Non di meno la minaccia dei Turchi per la Carnia non cessò con questa vittoriosa battaglia. Si ripresento ancora negli anni 1480, 1484 e 1492, ma gli invasori vennero sempre battuti e respinti.