Venerdi, 8 Settembre 2006

CORSA IN MONTAGNA

Intervista a Lavinia Garibaldi

 

«Non ci speravo quasi più», dice, dolce e sorridente. E invece ora è in Turchia, pronta domenica a vivere un'esperienza che, prendendo a prestito espressioni altrui, comunque vada sarà un successo. Ma attenti a scambiarla con una seguace decoubertiniana. Lei, quei 3,5 km di salita del percorso riservato agli Juniores, li prenderà assolutamente sul serio, com'è ovvio. Il soggetto che si accoppia ai suddetti predicati eccolo servito in Lavinia Garibaldi, diciannovenne di Paularo , atleta della Brugnera Friulintagli, nonchè una delle portacolori italiane ai mondiali di corsa in montagna che si terranno appunto domenica a Bursia.

- Tanto per cominciare così, molto prosaicamente, questa partecipazione Lavinia se l'aspettava?

«L'anno scorso ho sfiorato il ritiro per una sola posizione e non nego che quest'anno contavo di rifarmi, però, dopo i due quarti posti nelle prime due prove tricolori avevo quasi perso la speranza. Anche nell'ultima prova è stata quarta piazza, ma la somma ha significato per me podio italiano, e dunque la notizia immediata alle premiazioni che solo un paio di giorni dopo avrei partecipato al ritiro in Val Di Susa».

- Dopo Gino Caneva, sei tu a rappresentare di nuovo la Carnia (e non solo...) ai mondiali. Pressioni?

«Tutti mi dicono "Vai e vinci!", ma io so quello che posso e non posso fare, anche se non conoscendo le avversarie, non potrei fare pronostici».

- Con una mamma come la tua (Luigina Menean) che da anni si dedica allo sport, non potevi proprio scegliere un'altra strada...

«A dir la verità ho iniziato a correre proprio nel momento in cui lei si è stancata di insistere per riuscire a convincermi a praticare sport, e da quel giorno di 5 anni fa, da quella scelta che ho sentito mia, non ho più mollato, inziando ad applicarmi seriamente però solo dallo scorso anno. E non dimentichiamo il ruolo del mio allenatore, Gianpaolo, compagno di mia madre (Gianpaolo Englaro, pluriridato master di sci di fondo, ndr)».

- Già, com'è vivere con l'allenatore in casa?

«Mica tanto facile considerando che non puoi proprio sgarrare! Però lui è davvero bravo, ogni tanto s'arrabbia se non seguo i suoi consigli, e fa bene, perchè quando faccio come dice lui, va sempre tutto alla perfezione. Soprattutto mi ha insegnato a gestire gli allenamenti, perchè se fosse per me rischierei sempre di esagerare».

- Tra la scuola con profitto e un futuro ideale da guardia forestale, e qualche problema di salute, cosa rappresenta per te lo sport?

«E' qualcosa che farà sempre parte della mia vita e per la quale non mi costa sacrificare ad esempio i sabati sera. Certo, a volte, devo fare i conti con il diabete di cui soffro da anni, ma sport e malattia si completano, e si aiutano a vicenda nel superare i momenti duri».

 

Torna al Sommario delle News